Presenta
Domenica 23 giugno 2013 ore 18.00
FUORISTAGIONE 2013
con
Marco Davide Battimello - Tevetanova Boryana - Emanuele Fossati - Claudia Margadonna - Cinzia Mastropaolo - Ester Motta - Elisa Rescaldani - Donatella Sarchini - Renato Scesa - Annamaria Targher - Sara Zoia - Paola Zorzi - Rolando Zucchini
ore 19.00
RADIOGRAFIE DELLA PAURA
di
Branko Rakic e Marco Ghion
a cura di Claudia Bonandrini
Horror fossilis.
Una paura calda e stanca, quella rappresentata da Branko Rakic nelle sue opere,l'artista spande l'acrilico sulla carta lucida con una lametta da barba, utilizzando un segno netto, forte: inevitabile come il terrore che monta, e che non fa riferimento a un momento particolare, a un'esperienza o un punto preciso, ma si spande,universalmente, investendo l'orrore del tempo, delle profondità insondabili, dei misteri, che racchiusi nella terra sonnecchiano e aspettano che un' Apocalisse o un Lovecraft li raccontino, infine.
Una paura calda e stanca, quella rappresentata da Branko Rakic nelle sue opere,l'artista spande l'acrilico sulla carta lucida con una lametta da barba, utilizzando un segno netto, forte: inevitabile come il terrore che monta, e che non fa riferimento a un momento particolare, a un'esperienza o un punto preciso, ma si spande,universalmente, investendo l'orrore del tempo, delle profondità insondabili, dei misteri, che racchiusi nella terra sonnecchiano e aspettano che un' Apocalisse o un Lovecraft li raccontino, infine.
La protezione della paura.
Un refolo fresco d'aria sospira dalla finestra socchiusa e invade l'atmosfera calma e cieca di quattro mura domestiche, è la paura quotidiana, casalinga quella di cui parla Marco Ghion nei suoi ecoline: il colore delinea un momento, focalizza l'immagine e la cristallizza; le scene rappresentate sono tutte d'attesa, un attimo prima dell'inevitabile rovina. L'orrore non si può contrastare, è parte di noi e delle nostre vite, s'insinua nei nostri letti, lo respiriamo, lo mangiamo, lo beviamo e ce ne ubriachiamo nel soffermarsi trepidante delle nostre riflessioni, nei sospiri stanchi in fondo a giornate di lavoro. La paura ci accudisce, ci accoglie e apre un immaginario mitico che è orrida evasione, ma pur sempre fuga dal mistero ingiusto, dallo stanco terrore della vita come inesorabile realtà.
Un refolo fresco d'aria sospira dalla finestra socchiusa e invade l'atmosfera calma e cieca di quattro mura domestiche, è la paura quotidiana, casalinga quella di cui parla Marco Ghion nei suoi ecoline: il colore delinea un momento, focalizza l'immagine e la cristallizza; le scene rappresentate sono tutte d'attesa, un attimo prima dell'inevitabile rovina. L'orrore non si può contrastare, è parte di noi e delle nostre vite, s'insinua nei nostri letti, lo respiriamo, lo mangiamo, lo beviamo e ce ne ubriachiamo nel soffermarsi trepidante delle nostre riflessioni, nei sospiri stanchi in fondo a giornate di lavoro. La paura ci accudisce, ci accoglie e apre un immaginario mitico che è orrida evasione, ma pur sempre fuga dal mistero ingiusto, dallo stanco terrore della vita come inesorabile realtà.
Claudia Bonandrini
Le mostre resteranno aperte fino al 4 luglio dal martedì al giovedì, dalle 18 alle 20
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